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Attualità

"Vestire buono, pulito e giusto": in libreria il manifesto per la slow fashion a firma di Dario Casalini

03 marzo 2021

Nel suo nuovo saggio edito da Slow Food Editore e in uscita nei bookstore dal 3 marzo, Dario Casalini indica possibili percorsi per una moda sostenibile

Declinare il buono, pulito e giusto relativamente ai canoni di bellezza estetica e utilità pratica della moda è necessario, non solo possibile: ad affermarlo ed argomentarlo, in un inedito saggio che delinea un nuovo concept di Slow Fashion, è Dario Casalini, CEO di Oscalito - Maglificio Po dal 1936. Classe 1975, già docente universitario di Diritto Pubblico, nel 2013 Casalini ha lasciato la carriera accademica per prendere le redini dell'azienda di famiglia che col marchio Oscalito produce a Torino maglieria di qualità con filiera verticalmente integrata dal filo al capo finito. E, da allora, ne ha fatto un punto di riferimento per la moda etica e sostenibile. Dario non ha mai perso la passione per lo studio e dopo alcuni testi pubblicati in ambito universitario si cimenta con la saggistica divulgativa. Da questo background nasce la sua ultima pubblicazione "Vestire buono, pulito e giusto".

IL BELLO DI UNA MODA PIU' SOSTENIBILE
Il saggio parte da un’analisi documentata sull’industria tessile e sul suo impatto ambientale. Ad oggi il settore moda è il terzo più inquinante al mondo, preceduto soltanto dalle filiere dell’automobile e dell’elettronica. Mosso da profondi interrogativi sull’uomo e sul suo ruolo sulla Terra, sempre meno ospite quanto piuttosto dominatore della natura Casalini, consapevole e attento conoscitore delle dinamiche del settore, dei suoi effetti e della percezione dei consumatori, si distingue nella ricerca del nuovo paradigma che possa unire la bellezza, definita come un vero e proprio diritto dell’uomo e strumento alla felicità, a una sostenibilità a tutto tondo che abbracci e protegga l’ambiente quanto la filiera produttiva e i suoi protagonisti, compresi coloro che scelgono e indossano i capi, per i quali, la salute deve essere una delle primarie discriminanti all’acquisto.

ANCHE LE MUTANDE SONO IMPORTANTI
Arguta e incisiva la prefazione Carlo Petrini, fondatore e Presidente di Slow Food, che ripensando ironicamente in prima persona alla relazione tra moda e uomo, capi e corpo umano sin dalle prime battute riassume in modo chiaro e diretto il messaggio: “Una volta e per anni, in molte conferenze, dicevo spesso che se mangio una fetta di prosciutto dopo pochi minuti quel prosciutto diventa Carlo Petrini, mentre le mutande di un noto stilista no, rimangono lì fuori con il suo nome in etichetta. Era un modo un po’ simpatico per sottolineare come sia importante avere cura di cosa si mette nel proprio corpo. Ma a pensarci bene, dopo aver letto questo libro, mi viene da dire che anche le mutande sono importanti.

UNA NUOVA IDEA DI SLOW FASHION
"Vestirsi è un bisogno fondamentale dell’uomo ed è anche la sua più immediata manifestazione esteriore nel rapporto con gli altri [...] Il bello non è solo un’affermazione individualistica di sé, ma è una forma di esercizio del diritto alla felicità che richiede il rispetto dei diritti altrui e la salvaguardia dell’ambiente e della natura che ci ospitano. Il bello è quindi legato al sano, al pulito, al giusto, al durevole, quali caratteristiche di sostenibilità della filiera tessile attraverso la quale è realizzato l’abito che indossiamo".

"Vestire buono, pulito e giusto" è una critica al sistema globale del tessile e della moda che sta contribuendo in maniera sensibile, proprio come il sistema alimentare, a minare gli equilibri del pianeta e la vita dei miliardi di persone che lo abitano, ma è anche una guida pratica per un consumatore consapevole affinché sappia compiere scelte buone, pulite e giuste cominciando dal guardaroba, invitandolo a diffidare di capi venduti a prezzi insensati, imparando a riconoscere il valore aggiunto della durevolezza dei capi, sostenendo in prima persona la circolarità del sistema e il benessere dell’uomo.

In linea con il contenuto del libro, il suo supporto fisico ne rende tangibile il manifesto: la copertina è infatti stampata su carta Refit di Favini, realizzata a partire dal recupero di residui di lavorazione della lana e del cotone, spesso lasciati come cascami al lato dei macchinari per la cardatura, la filatura e la tessitura, uniti a cellulosa utilizzando EKOenergia.

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