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La vulnerabilità messa a nudo: i prossimi step per il futuro - di Patricia Maeda

12 October 2020

"Questi sono davvero tempi difficili. Se mi fermo a riflettere su alcune delle numerose implicazioni legate alla pandemia di Covid-19, una cosa è certa: le settimane e i mesi a venire saranno un periodo cruciale per la società"...

Pur avendo avuto ripercussioni sui sistemi, sui settori e sulle aziende di tutto il mondo, a livello individuale la pandemia ha svelato una verità umana fondamentale: siamo tutti profondamente vulnerabili. E non solo dal punto di vista della salute; l’insicurezza economica e la paura dell’isolamento, della noia e persino della morte hanno contribuito ad alimentare una sensazione collettiva di vulnerabilità. Ma questa ritrovata consapevolezza ci ha aiutati anche a riscoprire un valore umano intrinseco che in futuro sarà la nostra risorsa più importante per andare avanti. Brené Brown, una ricercatrice dell’università di Houston che ha studiato approfonditamente la vulnerabilità, ci ricorda che l’attitudine a essere coraggiosi e vulnerabili è il catalizzatore della pienezza di esperienze importanti come l’amore, il contatto, il senso di appartenenza, l’innovazione e la creatività, per citarne solo alcune. Per troppo tempo ci siamo smarriti tra le distrazioni e abbiamo condotto una vita stressante per evitare la sensazione della vulnerabilità ma, alla luce degli eventi attuali, le cose stanno per cambiare.

Quando il mondo si è fermato, il Covid-19 ha comportato una radicale revisione delle priorità dei consumatori, che si rifletterà negli stili di vita del futuro. I consumatori si chiedono cosa sia venuto a mancare e desiderano tornare in contatto con la loro autenticità e i loro desideri. Così la voglia di cambiamento dilaga. Dopo mesi di pandemia iniziamo a domandarci: cosa succederà adesso?

Il comfort e il riposo diventeranno prioritari

Costretti a restare a casa, i consumatori hanno dovuto stravolgere il loro stile di vita. Termini come “quarantena” e “smart working” sono entrati a far parte del vocabolario collettivo e, mentre molti si adattavano a questa nuova realtà, le abitudini sono cambiate radicalmente anche nel campo dell’abbigliamento. Dal punto di vista funzionale, le forme confortevoli hanno preso il sopravvento su qualunque altro modello, man mano che molte di noi riscoprivano le tute con pantaloni morbidi e si sbarazzavano dei reggiseni scomodi. Com’era prevedibile, il loungewear è l’unica categoria che ha visto un aumento della domanda durante la pandemia. Per molti, il lockdown ha scatenato anche un’ondata di ansia e stress mentale che è sfociata nella visione del comfort come rimedio psicologico. È come se i capi casual fossero diventati l’equivalente del comfort food. Infatti le scelte del vestire si sono orientate al relax, per aiutarci ad alleviare lo stress e a gestire l’incertezza del domani e il senso di paura e isolamento. Con il passare del tempo, l’impatto della pandemia ci costringerà senza dubbio a rallentare. La possibilità di restare comodamente a casa e di lavorare da lì porterà a un rinnovato interesse per i capi basic essenziali, dall’intimo confortevole e traspirante a una crescita dell'homewear di alta qualità. I modelli evocheranno una solitudine consapevole, con tagli semplici, capaci di favorire il relax e la serenità. I primi segnali indicano inoltre che questa emergenza sanitaria globale stimolerà la domanda complessiva di prodotti legati al benessere, soprattutto nelle categorie considerate “vicine al corpo”. Lo sleepwear, per esempio, dovrà offrire prodotti restitutivi, realizzati con tessuti performanti, con fibre in grado di assorbire il calore corporeo e di trasformarlo in energia a infrarossi, che a sua volta torna nella pelle, aiutando a rigenerare e a ricaricare il corpo durante il sonno. In un mondo vulnerabile, la calma e il sonno ristoratore sono una merce preziosa.

Le persone cercheranno protezione

Sulla scia del COVID-19, il bisogno di protezione è diventato una priorità merceologica chiave. Il clima carico d’ansia ha spinto le persone a fare incetta di prodotti per la protezione e l’igiene. E man mano che impariamo ad accettare la vulnerabilità del nostro corpo, ci sarà una crescente attenzione all’igiene e alla necessità di difendersi dalle minacce invisibili. I consumatori si orienteranno verso soluzioni protettive trasversali a tutte le categorie merceologiche per avere una rassicurazione psicologica di tutela e protezione. Questa tendenza è particolarmente importante per l’intimo, ovvero lo strato di indumenti a diretto contatto con la pelle, veicolo di un delicato rapporto tra corpo e mondo esterno. Gli sviluppi high-tech nella produzione di tessuti e fibre promettono un modo nuovo e innovativo di rispondere a questa esigenza. Secondo le previsioni, i tessuti antimicrobici e le finiture antibatteriche che offrono protezione dai microrganismi responsabili dei cattivi odori registreranno un aumento della domanda nel prossimo futuro. Sono in fase di studio anche altre novità come le fibre probiotiche. Ovviando a una notevole causa di discomfort per la maggior parte delle donne, queste innovazioni infondono alle consumatrici un senso di fiducia e sicurezza, anche se – e questo è un elemento importante da considerare – l’agente antimicrobico è un protettore del tessuto, non della persona. Ma, mentre il design reagisce alle nuove implicazioni della vita, l’obiettivo oggi è non avere paura del domani, pensando fuori dagli schemi e integrando senza soluzione di continuità un approccio solution-based nella progettazione di nuovi prodotti.

Le donne si batteranno per la body positivity

In un momento di grande vulnerabilità sociale, si avverte contemporaneamente un bisogno di consapevolezza empatica. Dalla prospettiva delle donne, condizionato a rispettare ideali costruiti socialmente il corpo è, con la sua vulnerabilità, causa di profonde battaglie. Nella storia, il rapporto delle donne con il corpo, e soprattutto con la lingerie, si caratterizza per la vergogna e il senso di colpa. Ma la situazione sta per cambiare. La natura espressiva della vulnerabilità sarà evidenziata da stili e modelli che metteranno le imperfezioni al centro del movimento ideologico legato alla liberazione delle forme. Spronate dalle leggi contro l’aborto e dai movimenti sociali a favore degli ideali femministi, le donne hanno combattuto per rivendicare il possesso del loro corpo, liberandosi dai cliché e reinventando i codici della sessualità alle loro condizioni, in cui la lingerie non è più uno strumento di seduzione che appaga lo sguardo maschile. La vulnerabilità alimenterà un nuovo senso di autonomia, insieme compassionevole e liberatorio, mentre la sensibilità verso sfide complesse incoraggerà l’inclusività. Si diffonderanno un rinnovato apprezzamento di tutti i corpi e un’accettazione veicolata da una consapevolezza empatica. L’inclusività non sarà soltanto attesa, ma anche incoraggiata. I brand dovranno soddisfare le richieste delle donne nella loro varietà e molteplicità, accettando l’individualità e celebrando corpi veri attraverso un design che tenga conto di come è realmente fatto un essere umano. I reggiseni plus size, per la mastectomia e per l’allattamento, così come una più vasta palette di skin tones e una rappresentazione concreta delle donne di oggi, saranno più importanti che mai quando impareremo ad apprezzare le caratteristiche uniche che ci rendono umane.

Anche i brand hanno bisogno di essere vulnerabili

Questo è il momento perfetto perché anche le aziende affrontino le loro vulnerabilità. Dai processi di produzione all’inventario allo smaltimento dei rifiuti, è ora di riconsiderare i modelli obsoleti che non sopravvivranno nel mondo post-pandemia. Possiamo e dobbiamo essere molto più efficienti nell’occuparci di problemi che da troppo tempo hanno un impatto ambientale e sociale negativo. Con onestà e trasparenza, è ora di farsi le domande più scomode. È chiaro, la sostenibilità è al top all’agenda culturale globale, ora che il coronavirus ha dimostrato quanto siamo fragili e quanto la nostra salute futura dipenda dalla salute del pianeta. Ora che abbiamo visto gli effetti positivi dello “shut down” sull’ambiente, ci sarà una crescente richiesta affinché le società accelerino il progresso delle iniziative sostenibili, integrando innovazioni ambientali, sociali e merceologiche nelle prassi aziendali. E non parlo di greenwashing, ma di vera sostenibilità. In più, la pandemia ha ispirato gratitudine per i lavoratori che stanno sostenendo le nostre economie. Di conseguenza, i consumatori faranno molta attenzione ai marchi che investono nella responsabilità sociale e che lavorano per il bene comune. Si tratta di aziende strutturate ad hoc, la cui ragion d’essere va oltre i puri e semplici prodotti.


Il fatto è questo: rassegnarsi a vivere nel bel mezzo di una pandemia globale non sarà facile. Ci vorrà coraggio per ammettere di esserci desensibilizzati intenzionalmente, di aver costruito strutture aziendali che ci hanno privati delle emozioni e che hanno limitato le nostre capacità creative. Ma quando ci renderemo conto dell’esigenza di essere più umani e cominceremo a sentire la nostra vulnerabilità, assisteremo alla nascita di un nuovo ambiente. Ora abbiamo l’opportunità unica di sfruttare la vulnerabilità come risorsa, spianando la strada verso un futuro migliore e più vulnerabile.


Patricia Maeda per Intima Media Group



Patricia Maeda è trend editor di Fashion Snoops, specializzata in womenswear e lingerie.
Con una laurea in Fashion Studies alla Parsons The New School of Design a New York, Patricia combina una vasta esperienza nel merchandising e negli studi culturali per individuare i trend moda emergenti che condizioneranno il comportamento dei consumatori nelle stagioni a venire.

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